La cooperazione sembra essere sicuramente l'elemento che interessa al regista libanese-svedese. Già, in Brothers A Tale of Two Sons. aveva la precedenza al centro del gameplay poiché si concentrava su due personaggi da controllare contemporaneamente (ma con un solo giocatore). A Way Out ha spinto ulteriormente il concetto di mutuo soccorso poiché l'avventura non era giocabile in solitaria ma solo in coppia, in locale o in multiplayer, con lo schermo diviso che appare in qualsiasi condizione. È quest'ultima formula che viene utilizzata per It Takes Two, un gioco completamente nuovo uscito dalle profondità dell'immaginazione degli sviluppatori: qui è impossibile iniziare il gioco da soli poiché è necessario necessariamente un compagno di squadra per interferire nel proprio universo. . Come A Way Out, si rinnova la possibilità di regalare il gioco a un amico per farlo giocare con il suo proprietario, gesto decisamente lodevole di questi tempi. Tanto meglio, perché il software ha un sapore particolarmente buono.
HAKIM IL TOUR?
Cody e May sono una coppia in perdizione: la loro salute sentimentale non è più abbastanza buona che il divorzio è ovviamente l'unica soluzione, con dispiacere della loro bambina un po' confusa. Questo è il tono di partenza di It Takes Two, che incoraggerà il frutto del loro antico amore a lanciare un incantesimo un po' rischioso sui loro genitori: qui vengono trasformati in minuscole bambole di argilla, lasciate a se stesse in calze. propria casa in un mondo fantastico. I due dovranno poi collaborare per attraversare tanti luoghi: la cantina, il giardino, la soffitta, la stanza del bambino e così via si trasformeranno poi in livelli con level design e gameplay multipli. Per tutto il tempo, il tono è deliberatamente stravagante, punteggiato da un libro umanoide, il dottor Hakim, che agirà come uno psicologo di coppia con l'unico desiderio di riunire questa coppia perduta e arrabbiata. Una trama che punta sulla riunificazione, sulla comprensione dell'altro e dei suoi torti, ma anche sull'infanzia, rischiando a volte di insistere molto: fortunatamente, l'umorismo è ricorrente anche per alleggerire le parole che dovrebbero parlare, ahimè, a una certa parte di noi.
INTERSTELLARE
Al di là di una narrazione efficace senza essere miracolosa – sottolineiamo ugualmente il fortunato doppiaggio dei due protagonisti – è soprattutto la miriade di universi proposti a sedurre davvero. A volte venato di umorismo nero (e non così adatto ai più piccoli), a volte preso in prestito da un brillante paese delle fate, It Takes Two è un gioco che ti porta in un viaggio e riesce a riconnetterti con i nostri desideri d'infanzia. Alcuni livelli si rivelano totalmente lunari, anche quasi psichedelici, mentre altri ci permettono letteralmente di realizzare i sogni dell'infanzia con una leggerezza davvero apprezzabile. Al termine delle circa dieci ore di gioco proposte per completare la campagna, ne usciamo quasi sfiniti poiché la varietà di scenari si è rivelata ampia e coinvolgente. Questa raffinata direzione artistica, a rischio di risultare a tratti poco omogenea, assicura un certo piacevole spettacolo d'atmosfera da condividere con un altro giocatore. Tanto più che, non dimentichiamolo, il gameplay di It Takes Two è senza dubbio l'altro suo più grande punto di forza.
DUE È SEMPRE MEGLIO
A differenza di A Way Out, che punta tutto su realismo e interventismo, It Takes Two è un gioco che osa fare una grande differenza in termini di giocabilità. Se c'è davvero una base di gioco - saltare, schivare o anche i due combinati - che ti consentirà di progredire attraverso i livelli con le classiche fasi platform, Hazelight Studios si è scervellato per stabilire una pletora di concetti cooperativi: in ogni livello, uno sarà avere strumenti effimeri: magneti, un chiodo e un martello, cera infiammabile e fiammiferi, ecc. - con tanti “puzzle” da risolvere per progredire. Ci sono anche vere e proprie fasi d'azione, a volte anche grandi gustosi cenni alla storia dei videogiochi, sempre con la stessa parola d'ordine: cooperazione. It Takes Two non è solo estremamente vario nelle sue fasi di gioco, ma richiede anche un pensiero costante per due, che porta alla risoluzione degli enigmi senza troppa lunghezza. Ci troviamo quindi quasi costantemente di fronte a un nuovo concept: a volte è anche tanto che ci chiediamo se non abbiamo davanti agli occhi un susseguirsi di minigiochi piuttosto che un titolo intero e reale. A dire il vero poco importa visto che il software dispone finalmente di molteplici e insospettabili risorse, sia nel suo gameplay che nei suoi ambienti. Se tutto questo rumore è ovviamente gradito, alcune sezioni mancano anche di un po' di controllo: noteremo alcune imprecisioni di gameplay nella piattaforma o piccoli problemi con la fotocamera, ma questo lo ignoreremo rapidamente grazie a questa atmosfera bonaria e a questa immancabile voglia di varietà. In effetti, non possiamo nemmeno immaginare il numero di creativi che hanno dovuto lavorare sodo per scrivere e progettare idee multiplayer: fortunatamente, tutto ha colpito nel segno ed è quello che chiediamo agli Hazelight Studios.
VIAGGIO DA SOGNO
Ora che sappiamo che It Takes Two è innegabilmente un buon gioco, resta da vedere se il suo aspetto tecnico seguirà il trend del 2021. Per questo test abbiamo potuto fare affidamento su una versione PS5 particolarmente pulita, senza bug o latenza con alcuni bei effetti di luce e panorami apprezzabili. La veste grafica risulta quindi efficiente senza rimanere a bocca aperta: nonostante l'immancabile supporto di Electronic Arts, vi ricordiamo che Hazelight Studios resta un “piccolo” studio con 65 dipendenti in piena espansione, la cui abilità tecnica deve ancora essere dimostrata. Infine, faremo affidamento principalmente sulla fortunata direzione artistica - estremamente varia, a volte anche sperimentale - oltre che su una colonna sonora altrettanto varia per immergere anima e corpo in questo clima da sogno al 100%. Alla fine, la nostra più grande delusione si basa sull'utilizzo del DualSense, totalmente fuori mano quando c'era così tanto da fare, consolidandoci nell'idea che si tratti più di un porting PS4 un pelo pigro che altro. Da notare inoltre che la versione next-gen viene automaticamente inclusa nell'acquisto della versione PlayStation 4/Xbox One (e viceversa), altro buon punto da tenere in considerazione quando si sa che il titolo costa solo una quarantina di euro. Inoltre, si noti che è del tutto possibile riavviare il gioco invertendo i personaggi e godendo quindi un gameplay diverso - Cody padroneggerà maggiormente la precisione mentre May si concentrerà sull'azione - il che garantisce una certa rigiocabilità. E a dire il vero, It Takes Two permette così tanto di rinfrescarsi in mezzo a quello che si sta facendo in questo momento che ci si ributta con un certo piacere.