Come suggerisce il nome, Harry Potter e i Doni della Morte: Parte seconda riprende esattamente da dove si erano interrotti gli eventi dell'episodio precedente. Inviato alla ricerca di Horcrux (oggetti contenenti frammenti dell'anima di Voldemort e la fonte della sua immortalità), Harry Potter torna a Hogwarts per trovare gli ultimi pezzi nascosti tra le rovine della sua vecchia scuola. Primo punto nero: in nessun momento vengono riepilogati gli episodi precedenti. È quindi abbastanza brusco che il gioco inizi nei sotterranei della Gringotts (la banca dei maghi) senza che nessuno sappia perché o come i nostri eroi si trovino in questa situazione pericolosa. Il gioco non è quindi da mettere in tutte le mani, principalmente quelle dei neofiti che non hanno dimestichezza con l'universo di JK Rowling. Lo scenario, intanto, è suddiviso in dodici capitoli lineari, in cui l'obiettivo è semplice: mettere fuori combattimento con una bacchetta magica le varie minacce che costituisce l'esercito di Voldemort. Come il suo predecessore, il titolo si presenta sotto forma di uno sparatutto in terza persona, con la possibilità di nascondersi dietro gli elementi decorativi. Per questo ultimo adattamento, lo studio EA Bright Light ha apportato solo alcuni miglioramenti al gameplay. In termini di novità, mentre l'opera precedente ti permetteva solo di incarnare Harry Potter, ora è possibile prendere il controllo di nuovi volti come la Professoressa McGranitt, Hermione e persino Neville Paciock. In caso contrario, le fasi di infiltrazione della prima parte sono state messe da parte, per fortuna. Infine, i vari luoghi visitati privilegiano i livelli dei corridoi, il che significa che le fasi di ripresa sono più nervose. Tutto questo dà origine a scontri caotici, colpa di un'IA avversaria vicina al nulla, quest'ultima non costituente nessuna sfida. Anche i boss di fine livello sono tutt'altro che insormontabili, e anche se beneficiano di una barra della vita più alta, la loro intelligenza non vola più in alto di quella dei minion incontrati durante l'avventura.
DIMENTICATO E VELOCEMENTE!
A difficoltà normale, Harry Potter ei Doni della Morte: Parte 3 termina in 4 o XNUMX ore al massimo. Per portare a termine questa brevissima quest, EA Bright Light ci ha fornito un elenco più o meno esaustivo di incantesimi, ciascuno con vantaggi e svantaggi. Per finire, è molto facile completare il gioco usando solo uno o due incantesimi. C'è da dire che alcuni di essi non sono molto utili, come l'Apparizione, una forma di teletrasporto, che si rivela aneddotica se non inutile in combattimento. Lo scenario è troppo sconnesso e non sono le molte ellissi di tempo tra ogni capitolo che aiuteranno il giocatore a capire meglio la storia. Peggio ancora, siamo costretti a sopportare filmati brevi e mediocri, posti qua e là senza preoccuparci della cronologia della saga. Ripetitivo dall'inizio alla fine, il titolo offre anche alcune fasi QTE, purtroppo non sufficienti a diversificare l'azione generale. Nonostante la presenza di una modalità Sfide che offra la possibilità di rigiocare determinati capitoli in un tempo limitato, pagare il prezzo di un nuovo gioco resta difficile da giustificare. E non sono i pochi bonus da sbloccare sotto forma di musica o lessici che possono accrescere l'interesse del titolo. Dal punto di vista grafico, non spezzando di certo tre gambe a un papero, il rendering dei set rimane pulito e si adatta abbastanza bene ai lungometraggi. Piccolo inconveniente lo stesso: il gioco mette in evidenza alcuni effetti speciali che stanno seriamente iniziando a datarsi o semplicemente non sono adatti. Questo è il caso, ad esempio, di esplosioni di luce come proiettili, più vicine allo sparo di una pistola laser che di una bacchetta magica. Per quanto riguarda i punti positivi, apprezziamo, come ogni adattamento, l'uso della musica del film così come il doppiaggio francese. Purtroppo quest'ultimo si rivela molto rapidamente stressante, colpa di una sincronizzazione delle voci e dei personaggi davvero laboriosa. Harry Potter ei Doni della Morte: Parte Seconda soffre quindi della sindrome del mancato adattamento, con il suo gameplay vuoto, la sua realizzazione molto irregolare e la sua durata di vita troppo breve. Un titolo da dimenticare nei meandri di Hogwarts dunque.